Un terzo del contenzioso italiano è rappresentato dalle controversie sul lavoro; sia i lavoratori che i datori di lavoro si ritrovano spesso ad aprire una vertenza sindacale, che si definisce come una procedura extragiudiziale, ovvero un conflitto che nasce e muore fuori dal tribunale.
Vertenza sindacale significato
La vertenza sindacale è una particolare forma di denuncia sporta da un lavoratore nei confronti del proprio datore di lavoro, nel momento in cui quest’ultimo non riconosce i diritti propri del lavoratore così come indicati dalla normativa di settore (ad esempio un mancato pagamento, mobbing o mancato rispetto delle condizioni di salute); lo scopo di questo provvedimento è fare in modo che le parti riescano a raggiungere un accordo, così da evitare una futura causa.
Come fare vertenza
La domanda più comune posta da un lavoratore che ritiene di avere qualcosa da recriminare nei confronti del datore di lavoro è “come fare una vertenza sindacale?”
Queste vertenze lavorative vengono presentate dal lavoratore al sindacato di categoria con lo scopo di far si che lo stesso sindacato accerti l’esistenza o meno di irregolarità o anomalie nello svolgimento del rapporto di lavoro così come elencati dal lavoratore (il quale deve provare con la dovuta documentazione tali sue pretese/richieste). A seguire il sindacato convoca il datore di lavoro ed il lavoratore e dopo aver prospettato la situazione (elencando i diritti che non vengono riconosciuti al lavoratore) tenta di raggiungere un accordo.
La vertenza prevede l’iscrizione al sindacato di riferimento, e quindi la quota associativa, tuttavia, il dipendente che non intende iscriversi al sindacato, può rivolgersi direttamente ad un avvocato; a questo punto il sindacato proporrà una conciliazione tra dipendente e datore di lavoro presso l’ispettorato del lavoro: si possono trovare accordi semplici tra le parti oppure un po’ più complesse, come la conciliazione detta “monocratica” che è gestita da un Ispettore che verifica, per esempio, i contributi del dipendente.
Il tentativo di conciliazione a seguito della vertenza sindacale
Come già accennato precedentemente la legge riconosce sia al lavoratore che al datore di lavoro la facoltà di esperire un tentativo di conciliazione presso le Commissioni di conciliazione, istituite presso ciascuna Direzione provinciale del lavoro.
La richiesta di conciliazione, promuovibile anche tramite l’associazione sindacale di appartenenza, deve essere sottoscritta dall’istante e presentata a mano o spedita con raccomandata con avviso di ricevimento (A/R).
La predetta richiesta di conciliazione deve contenere, a pena di nullità, i seguenti elementi:
- Dati identificativi dell’istante e della controparte (nome, cognome, residenza);
- Indicazione del luogo ove è sorto il rapporto di lavoro;
- Indicazione del domicilio ove l’istante desidera ricevere le comunicazioni inerenti la procedura;
- Esposizione dei fatti e delle ragioni che legittimano la richiesta.
Dopo che la richiesta di conciliazione sia stata presentata e notificata anche alla controparte, possiamo avere i seguenti esiti:
- La controparte accetta: depositerà una memoria difensiva presso la Commissione di conciliazione, che fisserà la data per provvedere al tentativo di conciliazione. Espletato il suddetto tentativo, si prospettano due scenari: la conciliazione riesce (si redige il processo verbale, che potrà anche essere dichiarato esecutivo dal giudice con un decreto); la conciliazione non riesce (la Commissione di conciliazione propone una bonaria risoluzione della controversia, che le parti possono anche non accettare).
- La controparte non accetta: ci si potrà rivolgere all’autorità giudiziaria competente per materia per il riconoscimento dei propri diritti.
Il giudice competente per questa tipologia di cause è il tribunale del lavoro, cioè un’apposita sezione del tribunale ordinario che si occupa specificamente di questo genere di controversie; nello specifico, sarà competente territorialmente quel tribunale nella cui circoscrizione è sorto il rapporto di lavoro o si trovi l’azienda.
Vertenza sindacale come funziona per l’azienda che la riceve
Dopo aver specificato come fare una vertenza di lavoro ci sembra giusto anche ricordare alla controparte (azienda o datore di lavoro) come difendersi da queste vertenze sindacali.
In virtù di quanto detto finora, l’azienda che rischia la vertenza deve procurarsi le prove che le inadempienze che le vengono attribuite siano false; il che è più semplice quando si parla di problemi “oggettivi” (come il già richiamato caso di inadempienze sullo stipendio, sarà sufficiente fornire copia dei bonifici effettuati), mentre risulta più complesso nel caso di reclami “soggettivi” (es. accuse di mobbing, che il più delle volte arrivano dinanzi al tribunale).
Affrontare una vertenza sindacale costi e rischi da mettere in conto
Non stiamo qui ad elencare per la vertenza sindacale conseguenze, costi e rischi da affrontare per un’azienda specialmente in questo momento di instabilità economica. Le particolari congiunture sociali che si stanno creando possono esporre sempre più le attività in determinati settori a vertenze di lavoro non sempre giustificate.
Gli strumenti di difesa a disposizione del datore di lavoro
Lo strumento della somministrazione di lavoro oggi, rappresenta un’ottima difesa per il datore che non voglia correre il rischio di doversi difendere da un’annosa vertenza lavoro. Tutto questo a patto che ci si rivolga ad Agenzie di Lavoro certificate e ci si metta al riparo dalla cattiva cultura della somministrazione di lavoro irregolare.